Oggi invece di lavorare stavo riflettendo sopra i massimi sistemi e spaziando fra l’etimologia della lingua italiana mi sono accorto di una piccola meraviglia trascurata. Ci sono infatti tre termini per esprimere il sopraggiungere di una memoria: ricordare, rammentare e rimembrare. A causa dell’economia della lingua gli ultimi due stanno sparendo, ciononostante hanno una ragione di esistere, infatti…
…ricordare ha la radice di cuore (lat. cor, gr. καρδιά) e si riferisce a memorie emorive: “ricordo lo sguardo di mia madre”, “ricordo il primo esame a scuola”. Rammentare significa <richiamare alla mente>, come dimenticare significa <allontanare dalla mente>, ovvero l’accezione più comune. Rimembrare infine credevo che fosse un composto di membra e quindi avesse un’accezione fisica, fisiosomatica: “rimembro il freddo di quell’inverno”, “rimembro i massaggi sulla schiena”; ed invece no.
Rimembrare viene da rememorare <richiamare le memorie> per aggiunta eufonica di un esplosiva fra la nasale e la liquida… al pari di sembrare e gambero. Si rompe così il meravigilioso trittico mente-spirito-corpo che avevo costruito sottraendo tempo ai miei doveri e che dovrò presto o tardi recuperare. Me lo merito.