Un’estate, portai i miei genitori a visitare Castel Lueghi, arrivammo nel tardo pomeriggio, percorrendo in macchina le curve e i tornanti che congiungono Postumia al comune di Predjama. Il castello era già chiuso ma l’atmosfera attorno valse il viaggio. Chiusa fra basse ma irte colline, Predjama vive un precoce crepuscolo che si protrae per una durata quasi innaturale. Anche le temperature estive lasciano spazio ad un’aria fredda e tersa, quasi alpina. Abbandonata dei turisti appare quieta e vuota. a tradire la presenza umana rimangono solo lo spignattare delle cucine dei ristoranti e gli odori di carni alla griglia e sughi e pani appena sfornati.
Mentre mio padre preferisce rimirare di lontano il castello… Io porto mia madre lungo la stretta via che conduce all’entrata del castello che sembra continuamente cambiare fisionomia di volta in volta che ci avviciniamo e che le luci, rapidamente, cambiano. Arrivati quasi al portone, io ero troppo concentrato a fotografare per accorgermi che non eravamo soli, fu mia madre a farmi notare un enorme sciame di pipistrelli in crescente fermento fra il tetto del castello e l’arco di roccia.
Da artista qual è, mia madre colse immediatamente lo spirito che aleggiava e animava quell’incredibile opera architettonica: “Mi fa impressione, guarda com’è mal infossato, sembra un covo di farabutti”. Non so come ma storicamente ci prese, prima che le leggessi la storia. Della sua costruzione nel XII secolo da parte del patriarca di Aquileia ci interessa poco, il nostro protagonista si chiama Erasmus von Luegg, da cui il nome Castel Lueghi.
Sebbene fosse di buona famiglia, figlio del governatore imperiale di Trieste Nikolaj Lueger, il ragazzo era uno scapestrato e si divertiva a scorrazzare con i suoi amici a cavallo fra Graz e Ljubljana facendo il Raubritter… Il predone. Farabutto sì, ma stolto no, serviva un’adeguata protezione per mantenere lo stile di vita scelto e nel XV secolo, niente era più efficace di un titolo nobiliare ed un castello inespugnabile. Il primo lo ottenne grazie al padre, il secondo invece, grazie al padre.
Al Kaiser Federico III sarebbe andato tutto bene se si fosse limitato a fare le sue piccole razzie, saccheggiare qualche carovana, ammazzare il popolino, insomma il solito. Preso da velleità politiche, invece, commise un errore. Sullo scacchiere militare esistente fra Federico III e Hunyadi Mátyás re di Ungheria conosciuto in Italia come Mattia Corvino, ebbe la geniale idea di schierarsi con quest’ultimo. Federico III non la prese bene.
La situazione degenerò rapidamente, Federico III fece giustiziare un amico e collaboratore di Erasmo, Andrej Baumkircher di Vipava. Per rappresaglia, Erasmo si scatenò contro gli Asburgo in Carniola ed arrivò ad uccidere il maresciallo imperiale Conte di Pappenheim. Successivamente si rifugiò nel castello di Predjama preparandosi all’assedio, che non tardò ad arrivare. Andrej Ravbar, governatore di Trieste venne così incaricato di procedere militarmente su ordine diretto dell’imperatore.
Il castello di Predjama da accesso ad un esteso sistema di cunicoli e caverne carsiche che lo collegano con il fiume Vipacco dal quale era possibile ricevere rifornimenti. Grazie al supporto ungherese per oltre un anno il castello rimase inespugnato. Là dove fallì la tattica militare, riuscì una candela. Una candela lasciata da un traditore alla finestra della camera personale di Erasmo.
Potendo individuare al buio la posizione di Erasmo, gli assalitori concentrarono il fuoco di bombarde e cannoni sulla finestra. Colto in un momento di vulnerabilità il capitano di ventura cadde, forse nel sonno. Bastò una candela a fregare un inafferrabile predone.
Sito di informazioni turistiche: Castello di Predjama (dei Lueghi)