E venne l’inverno

Iniziai il dottorato a Dresda in agosto. Il primo ottobre, seduto nel mio ufficio mi girai verso la finestra. Vidi nevicare e pensai: “sono fottuto”.

Fu un falso allarme. Nevicò solo quella mattina per poi riprendere a dicembre, ma quell’inverno sperimentai per la prima volta temperature di venti gradi sotto zero e tornato a Genova per Natale giravo per strada in maniche corte. Qualche giorno prima di tornare in Italia partecipai alla festa presso il politecnico e prima di uscire ebbi la brutta idea di farmi una doccia. Nell’appartamento in condivisione avevamo il riscaldamento nelle camere da letto ma non nei locali comuni. Come aprii la vetrata della doccia, venni assalito da un gelo a cui non ero preparato. L’acqua quasi mi si gelò sulla pelle ed accalorato com’ero il freddo mi arrivò dritto fino alle ossa.

Negli anni successivi non sperimentai più quel freddo. Le giornate di neve si ridussero ad un paio di settimane a febbraio. Un paio di anni dopo infatti iniziai a conversare a questo riguardo con un anziano, che si era appoggiato al mio stesso tavolino bevendo Glühwein (vin brulè). Con mani gonfie e naso bello paonazzo ma gli occhi lucidi, si rivolse a me in dialetto sassone e mi disse: “è la prima volta in vita mia che vedo i mercatini di Natale senza neve”; e scosse la testa. Io sorrisi. Doveva averne visti molti di inverni, perchè dopo mi raccontò di come si stava durante la Repubblica di Weimar. Finimmo il nostro vino e ci salutammo per andare a procurarcene dell’altro.

Mentre scrivo a Praga nevica. Qui l’inverno è molto diverso da Dresda, più umido e meno intenso. Ai cechi ed sgli slovacchi l’inverno piace, non comprendono il nostro accalcarci sulle spiagge assolate. I boschi e i paesi sono ancora imbiancati, ma a Praga la neve non ce la fa. Cade con tutte le sue forze ma poi si arrende e si scioglie. Si arrende al calore delle case ed al passaggio delle macchine. Forse stanca di sentire i turisti ed i taxisti lamentarsi, preferisce scorrere placidamente nei tombini, percorrere la Moldava e Tramite l’Elba raggiungere il mar Baltico presso i moli di Amburgo.

Scendendo di latitudine l’inverno cambia ancora. In Ungheria e Serbia l’inverno è ancora molto rigido a causa della lontanaza dal mare. Per riscaldarsi, cibo e bevande non mancano: zuppe bollenti e piccanti accompagnate da pane di patate, carne stufata alla birra, tutto accompagnato da distillati ottenuti da qualsiasi pianta cresca su di un campo. Procedendo verso sud ed avvicinnandosi al mare le cose mutano nuovamente. A Sarandë ed Atene sono riuscito a fare il bagno in mare anche a novembre, mentre in inverno mi limito a bagnarmi i piedi in spiaggia. Dalla Grecia sono tornato sempre abbronzato, indipendentemente dal periodo dell’anno. Abbronzato e con il sorriso sulla faccia.

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